Signor Gery,
è tanto tempo che non ci sentiamo!
Da febbraio 2015, per l'esattezza.
Lei ha trascorso per un paio d'anni le sue vacanze nel mio B&B.
Partiva dall'Australia, da Cooktown, sull'Oceano, ma era innamorato delle Dolomiti e d'estate veniva in Europa a girarle a piedi.
Conosceva già il Cadore e l'Agordino e io, da appassionata della mia valle, l'ho spedita gentilmente in Zoldo...
Le ho parlato dei monti e dei rifugi, di qualche sentiero e mulattiera che conosco e lei ha preparato e controllato tutta la sua attrezzatura,
compreso GPS. È molto tecnologico, nonostante non sia giovanissimo! È anche preciso come un paracadutista.
Ogni mattina partiva con l'utilitaria noleggiata all'aeroporto, seguiva una meta studiata e dettagliata e ogni sera si ritirava soddisfatto ed esausto, raccontando l'itinerario e l'esperienza della giornata.
Nonostante il brutto tempo, infilava la sua k-way e andava.
Lei era sempre calmo e pacato, ma anche entusiasta e curioso.
Il secondo anno ha portato con sé la sua figliola: per una settimana siete stati qui a Belluno e avete esplorato insieme le nostre montagne.
Eravate distesi e soddisfatti.
Chissà da quanto tempo non trascorrevate un periodo da soli a contatto con la natura quasi incontaminata!
Ogni estate penso a lei, Gery, e alla sua salute malandata.
Non so se sta male o addirittura non c'è più.
Rimarrà nei miei ricordi belli.
Piera
30 luglio 2016
6 luglio 2016
Un ciclista delle Asturie in visita alla diga del Vajont
Ieri sera, mentre ero ancora all'ospedale a svolgere il mio volontariato, mi telefona mia madre un po' spiritata.
- Piera, c'è un uomo con la bicicletta che chiede un letto per stanotte.
Ok, ce l'ho, un letto, e l'uomo mi aspetta sotto casa.
Arrivo trafelata, metaforicamente, visto che sono con la macchina, e trovo un signore di una certa età con i pantaloncini e la maglietta di una squadra delle Asturie. Ha circa la mia età e parla solo spagnolo... delle Asturie, presumo...
Ci capiamo alla Marcel Marceau, riesco a fargli parcheggiare la mitica nel mio garage, mi dà la carta d'identità, esce a cena, non ho capito né dove né cosa abbia mangiato ma mi è sembrato soddisfatto.
Ebbene, la cosa che ho capito bene di questo signore, "parlando" con lui stamattina alle sei davanti a una tazza di caffellatte, è che a 12 anni, nel 1963, lui distribuiva giornali a Oviedo, la sua città, per guadagnare qualche soldino. Sbirciando i titoli, nel mese di ottobre, è rimasto colpito dalla nostra tragedia per eccellenza, il Vajont. Dopo 53 anni è venuto qui in provincia di Belluno in una sorta di pellegrinaggio sui luoghi dei suoi ricordi infantili. È andato a Erto e Casso, a Longarone, al cimitero di Fortogna. Senza retorica è ripartito con la sua bici vecchiotta ma bella, dopo avermi raccontato per filo e per segno tutto quello che è successo quella famosa sera del 6 ottobre verso le 10.30.
Sono emozioni, è uno dei motivi per cui sono contenta di gestire un posto di sosta. Mi sono simpatici i ciclisti, sono persone speciali, hanno esperienze uniche da condividere e sono aperti, liberi, vagabondi nel senso nobile del termine.
Piera
- Piera, c'è un uomo con la bicicletta che chiede un letto per stanotte.
Ok, ce l'ho, un letto, e l'uomo mi aspetta sotto casa.
Arrivo trafelata, metaforicamente, visto che sono con la macchina, e trovo un signore di una certa età con i pantaloncini e la maglietta di una squadra delle Asturie. Ha circa la mia età e parla solo spagnolo... delle Asturie, presumo...
Ci capiamo alla Marcel Marceau, riesco a fargli parcheggiare la mitica nel mio garage, mi dà la carta d'identità, esce a cena, non ho capito né dove né cosa abbia mangiato ma mi è sembrato soddisfatto.
Ebbene, la cosa che ho capito bene di questo signore, "parlando" con lui stamattina alle sei davanti a una tazza di caffellatte, è che a 12 anni, nel 1963, lui distribuiva giornali a Oviedo, la sua città, per guadagnare qualche soldino. Sbirciando i titoli, nel mese di ottobre, è rimasto colpito dalla nostra tragedia per eccellenza, il Vajont. Dopo 53 anni è venuto qui in provincia di Belluno in una sorta di pellegrinaggio sui luoghi dei suoi ricordi infantili. È andato a Erto e Casso, a Longarone, al cimitero di Fortogna. Senza retorica è ripartito con la sua bici vecchiotta ma bella, dopo avermi raccontato per filo e per segno tutto quello che è successo quella famosa sera del 6 ottobre verso le 10.30.
Sono emozioni, è uno dei motivi per cui sono contenta di gestire un posto di sosta. Mi sono simpatici i ciclisti, sono persone speciali, hanno esperienze uniche da condividere e sono aperti, liberi, vagabondi nel senso nobile del termine.
Piera
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